La rana che russa

L'anfibio fra due mondi: lo stagno degli scienziati e la terra dei curiosi

Oltre la divulgazione: il significato di Černobyl’

1 Commento

Se siete alla ricerca di dati, statistiche e particolareggiate analisi scientifiche, non le troverete. Ma non rimarrete delusi. Queste pagine sono un viaggio, nello spazio e nel tempo. Ci portano nell’aprile 1986, in Bielorussia. Un coro di voci, come onde del mare: un mare a tratti arrabbiato, a tratti lieve, che ti cattura nella sua risacca.

Preghiera per Chernobyl

Chi era già nato, nell’`86, ricorda magari dove si trovava, nel periodo dopo l’incidente, la confusione, i dubbi, le paure, le limitazioni sui cibi imposte dal Ministero. Ma cosa è stato davvero l’incidente di Černobyl’? Forti dei 1700km che ci separano in linea d’aria dalla centrale, è difficile immaginarlo. Girando le pagine, si riesce a viverlo. A seguire ogni respiro, ogni passo, ogni pensiero dei liquidatori¹, dei contadini, dei fisici, dei soldati. Le paure e il dolore delle mogli di chi ha lavorato vicino alla centrale dopo l’incidente, delle madri che non sanno come restituire il sorriso ai propri bambini, esperti di röntgen² e ospedali, invece che di giochi e spensieratezza.

Nel mezzo di questa guerra, combattuta a colpi di radioattività e informazione assente o carente, se non totalmente mendace, la Natura aiuta a confondere le idee: i raccolti sono abbondanti come sempre, gli orti producono ogni genere di ortaggio, gli alberi sono carichi di frutti invitanti. Il rischio legato all’atomo è qualcosa che non si può vedere, né toccare, o sentire, odorare, assaggiare. È una minaccia silenziosa che solo il ticchettio degli strumenti può rivelare. Strumenti a volte manomessi per non provocare il panico nelle persone, o il calo nelle attività produttive. Così uomini e donne hanno continuato a vivere e lavorare in zone contaminate, mangiando cibi radioattivi, a volte per inconsapevolezza, a volte per incredulità. Come poteva essere pericoloso, tutto quel ben di Dio?

Qualunque possa essere il proprio personale pensiero sull’energia nucleare, basato su considerazioni economiche, scientifiche, ecologiche, siano esse razionali o “di pancia”, il libro di Svetlana Aleksievič può offrire nuovi spunti di riflessione. Ritrovarsi tra i pensieri di chi ha vissuto l’incidente prima definito impossibile, nella quotidianità di persone così lontane e al tempo stesso così vicine a noi, fa sorgere spontanea, tra le tante altre, la domanda: io, in quella situazione, cosa avrei fatto? Come sarebbe stata la mia Černobyl’?


¹ Coloro che lavorarono per decontaminare e mettere in sicurezza la centrale e le zone limitrofe.
² Un’unità di misura dell’esposizione a una radiazione ionizzante.

Autore: Giulia Negri

Comunicatrice della scienza, grande appassionata di animali e montagna, mangiatrice di libri. Nata sotto il segno dell'atomo, dopo gli studi in fisica ha frequentato il Master in Comunicazione della Scienza “Franco Prattico” della SISSA di Trieste. Ha lavorato al CERN, in editoria scolastica, nell'organizzazione di eventi scientifici e come social media manager; gioca con la creatività per raccontare la scienza e renderla un piatto per tutti.

1 thoughts on “Oltre la divulgazione: il significato di Černobyl’

  1. Pingback: Arenarsi sulle scorie radioattive | La rana che russa

Lascia un commento